Iniziamo con il dire
che il problema è l’osso in sé, quindi non
prodotti che ci sono a contatto o derivati
(farina di ossa, anche se è rarissima)
perché non ci sono molecole tossiche. Il
problema è che un osso, in quanto
struttura rigida, ha la possibilità di
scheggiarsi e se lo fa rischia di
perforare in qualche punto la parete
gastrointestinale, causando peritonite. Il
problema degli ossi è la perforazione, che
fa defluire il materiale, sporco,
contenuto nell’apparato digerente in una
cavità pulita e sterile come quella che lo
contiene, che è il peritoneo; i batteri
sempre presenti nell’apparato digerente
entrano lì dentro e danno luogo ad una
grandissima infezione, detta peritonite,
che può portare addirittura a morte se non
trattata. I nostri cani hanno abitudini
alimentari piuttosto sofisticate e per il
loro corpo l’ispessimento dell’apparato
digerente non è una priorità; è per questo
che gli ossi possono essere mortali per un
cane di casa, innocui per un lupo. La
perforazione è un evento molto doloroso,
per il cane, e non possiamo non accorgerci
della sua presenza: il cane ha dolore,
guaisce, non vuol farsi toccare la pancia
e sta in una posizione particolare detta
“a preghiera di musulmano”, che assume per
far passare il dolore, per sentirne meno:
deve essere immediatamente condotto da un
veterinario. In queste situazioni, l’unico
modo per risolvere è l’intervento
chirurgico, che permette di rimuovere il
corpo estraneo che ha causato la
perforazione.
Siti di riferimento: cani.it
|
La teobromina è il
più importante tra i metaboliti della
pianta del cacao e si trova in qualunque
prodotto contenga cacao. Una barretta di
cioccolato al latte contiene all’incirca
240 mg di teobromina, una barretta di
fondente 1,60 gr. La dose tossica per un
cane è di 40 mg per chilo di peso vivo. A
basse dosi generalmente la teobromina
viene metabolizzata ed eliminata con le
urine, ma è probabile un riassorbimento
vescicale che la rimette in circolo.
Stimola positivamente l’apparato
respiratorio accelerandone il ritmo, così
come stimola l’apparato cardiocircolatorio
aumentando il ritmo cardiaco e in alcuni
casi portando ad irregolarità nel battito
stesso.
I primi sintomi sono molto generici, come
l’iperattività, per poi arrivare a vomito,
respiro affannoso, aumento della pressione
sanguigna e ad un certo punto tremori
(perché la teobromina modifica il
metabolismo del calcio nei muscoli),
svenimenti, nei casi più gravi coma e
morte; se la dose assunta era troppo bassa
per causare i sintomi più gravi, quelli
presenti man mano scompaiono. Alcuni
sintomi compaiono da 6 a 12 ore dopo
l’ingestione.
Non esiste antidoto specifico alla
teobromina.
Siti di riferimento: cani.it
|
Nel cane ci sono due
tipi di diabete: il diabete di tipo 1 che,
purtroppo, spesso dipende dalla razza e
viene anche a cani che hanno avuto
un’alimentazione esemplare; il diabete di
tipo 2 che deriva dalla troppa assunzione
di zuccheri.
Il glucosio (che è una delle forme base
dello zucchero) una volta assorbito
nell’intestino va nel sangue, dal quale
dovrebbe entrare nelle cellule per scopo
energetico. Ma non lo fa spontaneamente,
ma grazie ad un ormone che è l’insulina e
che "spinge" lo zucchero nelle cellule a
fare il suo lavoro. Quanto più zucchero si
da al cane, tanta più insulina viene
prodotta per "metterlo al suo posto", e
questo fa sì che le cellule inizino a
resistere all’insulina, richiedendone
sempre di più per assorbire un
quantitativo normale di zucchero. Così il
pancreas (l’organo che produce l’insulina)
ad un certo punto ha un esaurimento a
causa della troppa richiesta, e ne produce
pochissima, assolutamente insufficiente
per la richiesta che c’è: in questo modo
arriva il diabete mellito vero e proprio.
I sintomi sono molto caratteristici e
simili a quelli dell’uomo: il cane beve
più del normale, urina più del normale, e
poi mangia più del solito oltre a perdere
peso, che potrebbe sembrare un effetto
paradossale ma la causa è che tutto ciò
che mangia gli rimane nel sangue, e non ha
effetti energetici.
Il cane non è in pericolo di vita (a meno
che la situazione sia ormai troppo
"oltre", e allora avremo uno stato
comatoso, ma difficilmente si arriva a
quel punto perché il cane sta già male da
tempo) ma dovrà seguire la terapia
insulinica per tutta la vita.
Siti di riferimento: cani.it
|
Il caffè contiene
caffeina (la troviamo anche nel the,
coca-cola, soda..). Questa sostanza ed
anche la teina sono dannose per i nostri
animali. Se la ingeriscono possono passare
da 30 minuti a un’ora per raggiungere
concentrazioni di picco nel loro flusso
sanguigno e causare segni di tossicità
clinica.
I principali sintomi sono irrequietezza,
agitazione, iperattività, vomito, gemiti
e/o ansimi, tachicardia. Con il progredire
della tossicità, possono anche manifestare
tremori e convulsioni. I segni clinici
possono durare dalle 6 alle 12 ore o più,
a seconda della dose di caffeina ingerita.
il caffè preparato contiene circa da 95 a
165 milligrammi di caffeina, rispetto al
tè nero fermentato da 25 a 48 milligrammi,
soda (Cola) da 24 a 46 milligrammi e
bevanda energetica da 27 a 164
milligrammi. Secondo molti veterinari è
mortale a concentrazioni di 150
milligrammi per chilo del cane. Dato che
ce ne sono circa 100 in una tazzina di
caffè, è improbabile che il nostro amico a
quattro zampe possa bere abbastanza caffè
da avere conseguenze serie. Se invece
ingerisce direttamente chicchi di caffè,
la concentrazione cambia e può essere più
pericoloso.
Nel caso di sintomi sospetti portarlo
subito dal veterinario.
Siti di riferimento: ilmiocaneleggenda.it
| doctorvet.it
|
Le bevande alcoliche
contengono etanolo. E' la molecola che dà
la gradazione alcolica. Le bibite
alcoliche vanno dalla birra al vino ai
liquori ed hanno gradazione alcolica molto
alta, ma l’alcool può essere contenuto
anche in dolci, o cioccolatini, o
preparazioni di altri tipo (gelati) in
contenuto chiaramente minore.
Il meccanismo d’azione dell’etanolo nel
cane è identico a quello dell’uomo, e
l’unica differenza si ha nei dosaggi;
anche i sintomi sono all’incirca gli
stessi, fino ad arrivare al coma etilico.
L’etanolo viene assorbito a livello
gastrico e intestinale, quindi entra nel
sangue dal quale raggiungerà il sistema
nervoso centrale, entrando in competizione
con i neurotrasmettitori, le sostanze che
conducono l’impulso nervoso.
In relazione a questo, gli effetti
sull’organismo sono diversi in base al
quantitativo di alcool ingerito; la dose
letale di alcool al 95% per un cane è di 6
mL/Kg di peso vivo.
I primi sintomi sono l’eccitazione e i
movimenti aumentati, poi la depressione,
incoordinazione e difficoltà a muoversi
dovute all’abbattimento dei centri
nervosi, ed eventualmente collasso
(svenimento); alle dosi più alte può
sopraggiungere il coma e poi la morte,
causata dalla depressione dei centri
respiratori, nervosi, che bloccano i
muscoli respiratori impedendo di fatto al
cane di respirare.
I sintomi compaiono generalmente qualche
ora dopo l’ingestione, perché
l’assorbimento è molto veloce.
Se il cane assume alcool per molto tempo
può avere anche problemi epatici a lungo
termine, ma difficilmente l’assunzione di
alcool per un cane è una cosa
abitudinaria.
Siti di riferimento: cani.it
|
È una pianta del
genere Allium (come la cipolla), ed è
tossica. Contiene allicina e ajoene che
sono molecole proprie di questa pianta.
Queste molecole non vengono distrutte dal
calore, per cui diventano tossiche per il
cane in tutti gli alimenti che lo
contengono anche come ingrediente: carne,
pesce, pane a cui sia stato aggiunto e
tutti gli alimenti industriali in cui, se
contenuto, deve essere indicato in
etichetta.
La dose tossica di aglio è stata stabilita
in 15 g/kg di peso vivo del cane, ma si
parla di aglio fresco, per cui i composti
tossici potrebbero essere più concentrati
negli alimenti cotti o preparati, e la
dose tossica minore.
L’effetto tossico dell’aglio si divide in
due fasi.
La prima, a breve termine, si ha
poche ore dopo l’ingestione e si presenta
con vomito e diarrea, oltre che dolore
addominale; questo è l’effetto
dell’allicina e dell’ajoene che sono
irritanti per l’intestino del cane a
differenza dell’intestino umano. Questa
situazione si risolve nel giro di un
giorno.
L’effetto a medio termine si
presenta invece qualche giorno dopo ed è
identico a quello della cipolla e delle
altre piante del genere Allium: le
molecole si legano ai globuli rossi e
danneggiano l’emoglobina che trasporta
l’ossigeno, causando delle modifiche ai
globuli rossi che diventano "danneggiati"
e prendono il nome di Corpi di Heinz.
Vengono così distrutti dall’organismo
stesso, che perdendo globuli rossi causa
al cane l’anemia e l’impossibilità di
avere ossigeno a disposizione.
In questa seconda fase gli effetti si
presentano con pallore delle mucose, che
eventualmente possono diventare giallastre
a causa dell’eccessiva distruzione dei
globuli rossi, urine molto arrossate e con
i problemi derivanti dalla carenza di
ossigeno nel corpo: tosse, difficoltà a
respirare, stanchezza, difficoltà nel
muoversi e nei casi più gravi coma e
morte.
La prognosi per l’intossicazione da aglio
è generalmente favorevole, potendo essere
risolta con le trasfusioni, ma
l’intervento veterinario è essenziale.
Siti di riferimento: cani.it
|
È una pianta del
genere Allium (come l'aglio, il porro e lo
scalogno), ed è tossica.
Le molecole tossiche della cipolla sono i
metaboliti della pianta. Si trovano nella
cipolla fresca, ma la cottura non è in
grado di denaturarli. La dose tossica
della cipolla (come ortaggio, fresca) è
stata stabilita in 15 g/kg di peso vivo e
gli effetti si cominciano a vedere quando
un cane ha mangiato lo 0,5% di cipolla
rispetto al suo peso.
I metaboliti vengono ingeriti e assorbiti
nell’intestino, dove entreranno in circolo
ed inizieranno a legarsi ai globuli rossi,
ad una loro specifica proteina che è
l’emoglobina, che ha la funzione di
trasportare l’ossigeno nel corpo. Il cane,
a differenza dell’uomo, non è in grado di
"staccare" queste sostanze ossidanti
dall’emoglobina.
Così l’emoglobina diventa incapace di
trasportare l’ossigeno, ed il globulo
rosso assume una forma particolare detta
corpo di Heinz. Il globulo rosso così
danneggiato viene distrutto dai macrofagi,
gli "spazzini" dell’organismo, e il cane
rimane con pochi globuli rossi in
situazione di anemia.
I sintomi si iniziano a vedere qualche
giorno dopo l’ingestione, e si manifestano
come urine rosse, mucose (delle labbra)
pallide, a volte giallastre a causa
dell’ittero derivante dall’eccessiva
distruzione dei globuli rossi, e poi
riluttanza al movimento, respiro
affannoso, coma nei casi più gravi.
La prognosi generalmente è favorevole se
l’intervento veterinario si effettua
quanto prima, perché la facilità di
reperire il sangue per la trasfusione
riesce a limitare i danni
dall’intossicazione; il mancato
intervento, tuttavia, potrebbe portare al
coma e poi alla morte del cane.
Siti di riferimento: cani.it
|
Ciò che di tossico è
presente nelle patate è la solanina, un
alcaloide prodotto dalle patate come
meccanismo di difesa. La patata vera e
propria, quella che si mangia, ne è
povera; ne sono ricche tutte le altre
parti della pianta.
In generale, della patata vanno evitate le
parti verdi, che sono le parti che la
contengono: la luce che stimola la
fotosintesi clorofilliana stimola anche la
sintesi di questo alcaloide, pertanto un
cane deve evitare di mangiare foglie,
fiori, steli delle patate (che comunque
non mangerebbe) ma bisogna avere cura,
anche per la nostra salute, di rimuovere
gli “occhi”, i germogli, delle patate e
tutta la parte verde che li circonda. Le
chiazze verdi all’interno delle patate
sono ricche di solanina che va rimossa,
mentre le parti bianche/gialle si possono
consumare.
la solanina, ingerita, viene assorbita per
via intestinale e va ad interferire con la
trasmissione dell’impulso del sistema
nervoso parasimpatico: impedisce che i
neurotrasmettitori, l’acetilcolina, si
stacchino dal muscolo che innervano, che
rimarrà quindi costantemente stimolato;
questo porta a vari tipi di sintomi.
I primi sono generalmente il vomito e la
diarrea (a scariche perché il cane non è
in grado di controllare lo sfintere anale)
quindi aumento della salivazione,
urinazione non controllabile e poi spasmi
muscolari; la morte per questo tipo di
situazione è comunque evenienza rara, e
dipende sempre dalla dose di "verde" delle
patate ingerita.
Se notassimo i sintomi bisogna andare dal
veterinario il prima possibile (i sintomi
compaiono qualche ora dopo l’ingestione).
Per far morire un cane da solanina, un
cane di media taglia, ci vogliono circa
250 grammi di parti verde di patata, una
dose impossibile da raggiungere a meno che
non la forniamo di proposito; gli episodi
di vomito sporadico per ingestione di dosi
infriori, tuttavia, possono capitare.
Siti di riferimento: cani.it
|
Molte delle molecole
che contengono non sono state ancora
identificate, e questo non vale tanto per
i funghi velenosi per l’uomo (che sono
stati ben studiati) quanto per quelli non
velenosi, che possono contenere molecole
dannose per l’organismo del cane Sono da
evitare tutti i funghi, sia crudi che
cotti, e gli alimenti che li contengono
come ingredienti, che possono essere
pericolosi anch’essi.
I funghi, o meglio le loro tossine dette
micotossine, si distinguono in due
categorie in ambito di sicurezza
alimentare, categorie pensate per l’uomo
ma che, per sovrapposizione del
metabolismo, valide anche per il cane.
Sono:
I sintomi a breve latenza, che si
manifestano da tre a quattro ore
dall’ingestione: le tossine provocano
problemi nell’apparato intestinale con
vomito, diarrea (con sangue, a volte),
allucinazioni, lacrimazione, forti dolori
addominali (per quest’ultimo sintomo
esiste un antidoto, l’atropina); per
questi funghi i danni sono solitamente
minori.
I sintomi a lunga latenza, latenza
comunque relativamente breve, che
compaiono da 12 a 36 ore dopo
l’ingestione, e sono in assoluto i più
gravi. Sono la sindrome falloidea, che
blocca il metabolismo epatico (e sarebbe
risolvibile solo con il trapianto), e la
sindrome orellanica che porta a
degenerazione renale. Entrambe le sindromi
sono mortali.
Non esiste alcun antidoto conosciuto alle
micotossine (tranne l’atropina che però
funziona solo con alcuni funghi ben
precisi).
Se ci accorgiamo che il cane ha ingerito
anche piccole parti di fungo (ricordiamo
che le specie per noi innocue possono
essere pericolose per il cane) cercare di
provocare il vomito, e poi correre dal
veterinario per una lavanda gastrica.
La prognosi, pertanto, dipende soltanto
dalla specie di fungo ingerito e dal tempo
per cui è rimasto nell’apparato digerente:
per alcuni funghi è favorevole, per altri
riservata, per altri (alcune specie di
Amanita) è infausta, motivo per il quale è
importantissimo non perdere tempo.
Siti di riferimento: cani.it
|
L’intossicazione da
uva o uvetta è una delle meno conosciute e
una delle più pericolose per un cane. Ne
sono riportati diversi casi, e se la dose
è piuttosto alta può portare addirittura a
morte, perché i cani mangiano volentieri
questi alimenti.
Attualmente non è stata individuata la
molecola tossica che causa i sintomi,
mentre è stata stimata una dose tossica di
3 grammi di uva (fresca, è minore per
l’uvetta) per chilo di peso vivo del cane,
dose che non è affatto difficile da
raggiungere. Sono da evitare uva, uva
passa e tutti i prodotti che derivano
dall’uva, come il vino, e le preparazioni
che ne contengono per evitare il problema
alla radice.
Non avendo compreso quale sia la molecola
tossica, non si è capito nemmeno quale sia
il meccanismo d’azione, motivo per cui
l’unica cosa che sappiamo, perché è stata
descritta in più occasioni, sono i sintomi
dell’intossicazione da uva.
A poche ore dall’ingestione il cane
presenta episodi di vomito e diarrea,
probabilmente dovuti ad irritazione
intestinale che, per fortuna, espellono
parte dell’uva ingerita. In parte tuttavia
la molecola tossica viene sicuramente
assorbita dall’intestino e, tramite il
circolo sanguigno, raggiunge il rene, dove
distrugge i tubuli renali causando
un’improvvisa insufficienza renale acuta
ed impedendo l’urinazione da parte del
cane, le cui sostanze tossiche rimangono
nel sangue: questa situazione può portarlo
a morte nel giro di un paio di giorni.
Se il cane ha un attacco improvviso di
vomito o diarrea, facciamo mente locale se
possa aver mangiato dell’uva (anche
direttamente dalla vigna, se siamo in
campagna) e corriamo dal veterinario, che
per prima cosa indurrà il vomito tramite
medicinali per contrastare l’assorbimento
di altra sostanza tossica nell’organismo.
Non esiste un antidoto all’intossicazione
da uva, e si può solo sperare che la dose
ingerita non sia così grave da
compromettere il rene definitivamente,
perché in questo caso non ci sarebbe più
nulla da fare.
Siti di riferimento: cani.it
|
Il problema è il
lievito, sia quello vero e proprio (in
misura maggiore) che quello chimico, e
deriva dal fatto che questi piccoli
microrganismi siano vivi e attivi quando
l’impasto arriva nello stomaco del cane.
Il problema, quindi, è l’impasto in
lievitazione e non il suo prodotto,
particolarmente se è stato cotto: la
cottura uccide i lieviti o ne ferma le
reazioni chimiche, per cui se il cane
mangia del pane o dei biscotti, cotti, non
può andare incontro a questa situazione.
Dopo circa mezz’ora o un’ora
dall’ingestione iniziano a comparire i
primi sintomi.
L’impasto danneggia il cane in due modi:
quando, infatti, arriva nello stomaco la
sua acidità non è in grado di digerirlo
(non essendo proteico) ma i lieviti
trovano una temperatura ideale per
proliferare, e questo significa che
iniziano a metabolizzare quanto contenuto
nella pasta portando alla produzione di
anidride carbonica ed etanolo.
L’anidride carbonica, che poi forma le
bollicine della lievitazione, se ne sta lì
perché lo stomaco viene sigillato
dall’impasto stesso, e inizia a premere
sulle pareti predisponendo all’ischemia
(schiacciamento dei vasi), alla
dilatazione e alla torsione di stomaco del
cane.
L’etanolo, che di solito evapora in
lievitazione, viene invece assorbito nel
sangue e questo porta ai sintomi
dell’intossicazione da etanolo che sono
perdita di incoordinazione, perdita del
controllo della vescica, depressione, che
se grave può arrivare alla depressione
respiratoria e anche alla morte: se ci
rendiamo conto che il cane ha mangiato
l’impasto, quindi, bisogna recarsi
immediatamente da un veterinario.
La prognosi è generalmente favorevole se
abbiamo portato il cane dal veterinario,
ma tutto dipende dal nostro tempismo e,
soprattutto, dal quantitativo di pasta che
il cane ha ingerito, che potrebbe essere
alto e quindi portare a problemi che sono
difficili da risolvere, come la
depressione dei centri respiratori.
Siti di riferimento: cani.it
|
Le molecole tossiche
per il cane che si trovano nel tè sono
presenti nelle foglie della pianta. Per
fortuna, la dose tossica è molto alta: si
parla di 150 mg/kg di peso vivo, e una
tazza di tè ne contiene 60 mg: un cane di
10 chili dovrebbe bere circa 20 tazzine di
tè per mostrare i sintomi. Se mangia la
bustina, invece, questi possono essere
molto gravi.
La teina o caffeina hanno un effetto
eccitante sul sistema nervoso. Il
deteinato/decaffeinato, tra l’altro, sono
più sicuri, ma rimanendo presente la
teofillina sono comunque da evitare.
I cani sono più sensibili agli effetti
delle molecole rispetto a noi, e queste
hanno un effetto stimolante sul sistema
cardiocircolatorio e respiratorio, per cui
battito cardiaco e respiro possono
diventare irregolari se le molecole sono
tante.
Generalmente il cane risulta iperattivo,
ma si può arrivare a vomito e tremori
muscolari e anche svenimento mentre il
coma e la morte sono molto rari proprio in
virtù della dose tossica, che è molto alta
e difficile da raggiungere. I sintomi
compaiono circa 6 ore dopo l’ingestione,
tempo necessario alla maggior parte delle
molecole per entrare in circolo.
Non c’è antidoto al tè, motivo per cui se
sospettiamo i sintomi dobbiamo portarlo
subito dal veterinario. Ricordiamoci che
il contenuto di una bustina ha una elevata
tossicità rispetto alla bevanda.
Siti di riferimento: cani.it
|
Per fortuna, questo
tipo di intossicazione del cane nel nostro
paese è abbastanza infrequente, complice
il fatto che tutti i prodotti derivati
della Cannabis sativa sono illegali, qui
da noi.
Nei paesi dove tuttavia non lo sono,
esistono dei prodotti che contengono
resine di questa pianta che sono
commestibili (vengono consumati dalle
persone, a volte anche forniti
all’insaputa di chi lo mangia) e visto che
si presentano come dolcetti se un cane
riesce a raggiungerli può mangiarli.
La tossicità arriva anche se il cane
ingerisce altri prodotti derivati dalla
cannabis, ad esempio le preparazioni
pronte per essere inalate, ma in questo
caso l’odore forte non spinge il cane a
mangiarne, così che le intossicazioni sono
più frequenti con i prodotti eduli.
La dose letale è molto alta (3 grammi per
chilo di peso del cane di molecola, un
quantitativo altissimo), quella tossica
poco, per cui il rischio di morte è
relativamente basso mentre i sintomi si
possono avere frequentemente e possono
avere conseguenze gravi, anche se
indirette.
La molecola che costituisce, di fatto, il
principio attivo della cannabis, ovvero il
THC, se ingerita viene assorbita
direttamente nello stomaco del cane forte
della sua altissima solubilità nelle
sostanze organiche, dal quale passa poi
nel sangue e quindi interessa il sistema
nervoso.
I sintomi sono pressappoco gli stessi che
da nell’uomo, quindi incoordinazione dei
movimenti, allucinazioni, a volte
svenimento, comportamenti strani, e
inibizione del vomito, che è un problema
molto grave in fase terapeutica.
Il cane difficilmente va incontro a morte,
perché dovrebbe assumerne una dose
altissima che porti all’inibizione dei
muscoli respiratori e quindi alla morte,
ma può andare incontro ad un’alterata
percezione sensoriale, quindi del
pericolo: avere comportamenti particolari
come avvicinarsi al fuoco o attraversare
la strada potrebbe portarlo a morte per
effetti non direttamente legati alla
molecola, che purtroppo sono piuttosto
frequenti.
Ovunque ci troviamo, se dovessimo vedere
che il nostro cane si trova in una
situazione del genere bisogna andare
subito da un veterinario.
Non esiste antidoto e per questo motivo,
nonostante le manifestazioni si vedranno
solamente nelle ore seguenti
all’ingestione, il cane sarà strano fino a
tre giorni dopo la stessa; a meno che sia
un cane con problemi concomitanti (ad
esempio, un cane anziano) grandi rischi
non ce ne saranno, ma deve essere tenuto
al chiuso e va osservato costantemente per
il problema della percezione del pericolo
alterato.
Siti di riferimento: cani.it
|
I cibi per gatti
sono tutti, se vengono consumati di
continuo, dannosi per un cane. Il problema
sta nella formulazione intrinseca di
questi mangimi: cani e gatti sono due
animali diversi, e hanno fabbisogni
diversi; in particolare il gatto ha un
fabbisogno proteico (e anche minerale)
molto più alto rispetto al cane.
Questo significa che se un cane mangia
cibo per gatti assumerà un buon 30% in più
delle proteine necessarie ai suoi
fabbisogni, e questo (che potrebbe anzi
sembrare un bene) non è buono: il fegato,
l’organo preposto all’elaborazione delle
catene proteiche, farà più fatica ad
elaborarle e questo significa, nel lungo
periodo, che avrà problemi dovuti al
troppo lavoro. Perché l’assunzione
eccezionale di cibo per gatti da parte del
cane non da alcun problema, mentre quella
continuativa nel lungo periodo ne darà.
L’effetto dannoso del cibo per gatti è
essenzialmente un troppo lavoro da parte
del fegato, che usurerà gli epatociti (le
cellule del fegato) più velocemente del
normale. Nel fegato, infatti, esiste un
ciclo continuo di nascita e morte delle
cellule, dove le nuove vanno a sostituirsi
alle vecchie; una cellula sottoposta a
troppo lavoro, come la digestione delle
proteine in più, morirà prima di quanto
dovrebbe.
Se la morte cellulare non è compensata a
sua volta dalla nascita di altre cellule,
rischia di espandersi più velocemente il
tessuto (generalmente finissimo) che si
trova tra cellula e cellula, il tessuto
connettivo; questo occuperà lo spazio in
cui dovrebbero nascere gli epatociti che,
conseguentemente, saranno sempre meno. E
visto che il tessuto connettivo serve solo
per riempire lo spazio, insomma non
lavora, con meno epatociti le funzioni
epatiche diminuiranno, in una condizione
chiamata fibrosi epatica, se più grave
cirrosi epatica.
I sintomi sono dimagrimento, feci
decolorate, problemi di coagulazione,
vomito, ascite (presenza di liquido in
addome, che diventa "a botte") e
malassorbimento delle sostanze nutritive
che alla lunga può portare anche alla
morte dell’animale.
Purtroppo, le situazioni di fibrosi e
cirrosi sono irreversibili, quindi dopo
che il tessuto connettivo ha occupato lo
spazio degli epatociti non c’è modo di
riprenderlo: si può solo evitare che la
situazione peggiori.
Purtroppo, quando si vedono i sintomi
significa che il fegato sta già soffrendo;
a questo punto è importante comunque
andare da un veterinario, che formulerà
una dieta apposita per non appesantire
ulteriormente il fegato, evitando il
peggioramento dei sintomi.
La prognosi, se si è raggiunta la fase
sintomatica, è favorevole (nel senso che
la morte del cane non sarà immediata) ma
se contravverremo alle indicazioni
veterinarie la situazione potrebbe
peggiorare ulteriormente, unita al fatto
che i cani più colpiti sono gli anziani
(il cui metabolismo già non è ottimale).
Se il fegato perde la maggior parte della
funzionalità, non ci sono terapie
attualmente conosciute per curarlo, se non
il trapianto.
Siti di riferimento: cani.it
|
Il pesce crudo
pescato nei nostri mari e non sottoposto
ad alcun trattamento è pericoloso tanto
per noi quanto per il nostro cane. Nel
pesce crudo troviamo la presenza di una
larva di verme che si chiama Anisakis e
che è un parassita del pesce.
Il problema si presenta con tutto il pesce
crudo, che non sia stato cotto
(ovviamente) o congelato in via
preventiva; per questo, il problema non si
presenta nel pesce decongelato, e nemmeno
nei molluschi (cozze, polpi, seppie) e nei
crostacei (gamberi, scampi) che anche se
vivono in mare non sono, di fatto, dei
pesci.
Sono invece pericolose tutte le
preparazioni di pesce che non sono state
cotte, ovvero il pesce marinato
nell’aceto, nel limone o conservato sotto
sale: il parassita è infatti pericoloso
solo se è vivo, ma mentre la cottura e il
congelamento lo uccidono questi ultimi tre
trattamenti non lo fanno.
Il parassita vive nel corpo del pesce
senza però danneggiarlo, ed è per questo
che si può tranquillamente trovare
all’interno di ogni pesce: è piccolo,
lungo circa un centimetro, e non è facile
da individuare. Il suo ospite definitivo
(quello in cui si riproduce) sono i
cetacei, che dovrebbero mangiare il pesce;
se chi mangia il pesce non è un cetaceo,
quando il parassita arriva nell’intestino,
vitale, non riconosce l’intestino e lo
perfora per andarsene, portando tutto lo
sporco intestinale all’interno della
cavità che contiene gli organi, che si
chiama peritoneo.
Il trasporto di questo materiale nel
peritoneo causa un’infezione che è la
peritonite, la stessa che abbiamo noi
quando si infiamma l’appendice e non viene
trattata: è una situazione che richiede un
intervento chirurgico immediato, e il cane
ha fortissimi dolori addominali, guaisce e
si tiene in posizione a "Preghiera di
Musulmano" per sentire meno dolore.
L’unico modo per risolvere la situazione è
un intervento veterinario urgente. Infatti
la peritonite può portare rapidamente a
morte, perché in una cavità sterile le
infezioni si diffondono molto più
velocemente che nel resto dell’organismo.
Siti di riferimento: cani.it
|